La riforma del D.Lgs. 231/2001: tra prevenzione e burocrazia

Pubblicato il 21 luglio 2025 alle ore 07:15

Il Ministero della Giustizia ha avviato un'importante revisione del D.Lgs. 231/2001, normativa che, a distanza di anni, ha mostrato sia una notevole evoluzione che alcuni limiti applicativi. Nato con una duplice finalità, repressiva e di prevenzione, il decreto è diventato nel tempo uno strumento eccessivamente burocratico. L'ampliamento dei reati presupposto e una giurisprudenza spesso incerta sull'efficacia dei modelli organizzativi (MOG) hanno fatto sì che questi ultimi venissero percepiti più come un onere formale che come un'opportunità di governance.

Questo problema è particolarmente evidente per le piccole e medie imprese (PMI) e le microimprese. Per queste realtà, è fondamentale poter applicare modelli organizzativi semplificati, che siano realmente proporzionati alle loro dimensioni, al settore di appartenenza e al livello di rischio. È innegabile che nelle piccole strutture, dove spesso la figura dell'imprenditore coincide con quella dell'ente, sia difficile distinguere la volontà dell'uno da quella dell'altro. Tuttavia, ciò non può giustificare un'esenzione generalizzata dall'applicazione della normativa.

Misure premiali e innovazione procedurale

Una delle proposte chiave dell'Osservatorio del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC) è la valorizzazione delle condotte virtuose e riparatorie. In questo contesto, l'introduzione della "messa alla prova" per gli enti, un istituto finora osteggiato dalla giurisprudenza, rappresenterebbe un'innovazione significativa. Questa misura non solo stimolerebbe comportamenti correttivi e collaborativi già in fase processuale, ma favorirebbe anche un approccio deflativo e responsabilizzante.

A supporto di questo, si potrebbe affiancare un sistema di "crediti di compliance". Le imprese che investono seriamente nella cultura della legalità, in formazione, audit e aggiornamento costante dei MOG verrebbero premiate, ottenendo vantaggi sia in fase sanzionatoria che nelle procedure di appalto.

Prospettive per la prescrizione e il ruolo dei professionisti

Sul fronte procedurale, resta aperta la questione della prescrizione. L'attuale sistema, con termini differenziati tra l'ente e la persona fisica, genera incertezza e può prestarsi a strumentalizzazioni difensive. La soluzione non risiede in un'estensione indiscriminata dei termini, ma piuttosto in una rimodulazione che premi la collaborazione attiva e disincentivi le tattiche dilatorie.

L'approccio dell'Osservatorio del CNDCEC si basa su una visione integrata del sistema 231, riconoscendo il ruolo centrale dei professionisti, in particolare dei dottori commercialisti, nella progettazione, attuazione e aggiornamento dei modelli, oltre che nella composizione degli Organismi di Vigilanza (OdV) e nella consulenza strategica alle imprese.

In definitiva, riformare il D.Lgs. 231/2001 non significa solo colmare lacune, ma restituire coerenza a un sistema che rischia di perdere credibilità. L'obiettivo è trovare un punto di equilibrio tra punizione, incentivazione e prevenzione, attraverso strumenti chiari, proporzionati ed efficaci. Se ben calibrata, la riforma potrà riportare il decreto alla sua vocazione originale: non solo uno strumento repressivo, ma una leva strategica per la governance aziendale, la trasparenza e la responsabilità sociale d'impresa.


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